Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 25 aprile all’interno della rubrica Spigolature
Almeno per un po’ di ore, quella di oggi sarà una giornata particolare. Per tutto il Paese, ma soprattutto per Napoli. La storia della Liberazione dal nazifascismo trova il suo splendido culmine il 25 aprile 1945.Il sapore della “libertà liberatrice” (come disse Adolfo Omodeo rettore dell’Università non ancora Federico II) e della democrazia, tornava nelle nostre case. Per le strade non si sentiva più l’assordante, rumorosa e agghiacciante presenza di carri armati e mitraglie, mentre nel cielo, a bassa quota, passavano aerei pronti a scatenare una infernale pioggia di bombe su case e abitanti. Un dato terrificante: per quattro anni (1940-43), oltre duecento raid con oltre 25 mila vittime. Napoli fra le città italiane più martirizzate. ”Erano molto veri il dolore e il male della città uscita in pezzi dalla guerra”. Così Anna Maria Ortese nel suo intramontabile libro-testimonianza “Il mare non bagna Napoli”.
RISCOSSA DA SUD A NORD
Le truppe angloamericane erano riuscite a sfondare, dopo scontri terrificanti, la Linea Gotica dal mar Ligure all’Adriatico, da La spezia a Rimini. Da Milano, Sandro Pertini in testa, parte il 25 aprile del ‘43 l‘appello per l’insurrezione armata della città, sede del Comando partigiano, contro i tedeschi. Una dirompente manifestazione di massa dopo tanti efferati episodi di disumana violenza. Milano ritrovava orgoglio e riscatto civile. Ma su questa strada era stata clamorosamente preceduta da Napoli. Qui tutta la capacità reattiva contro le atroci violenze subìte, si concentrò eroicamente nelle “Quattro Giornate” del settembre 1943.Fu insurrezione popolare e spontaneistica, dal Vomero ai quartieri popolosi del centro. Adulti e ragazzi, uomini e donne, tutti insieme aggrediscono la ferocia nazista, bloccano rastrellamenti e deportazioni, fermano sanguinarie e disumane fucilazioni. Quando arrivano le forze Alleate (1ottobre) la città, stremata, è la prima in Europa ad avere cacciato il criminale invasore. Pienamente meritata la Medaglia d’oro al gonfalone del Comune.
DA IERI A OGGI
Palazzo San Giacomo è come se si fosse risvegliato “avvolto nel tricolore”. Il messaggio del sindaco Gaetano Manfredi è sobrio, ma incisivo e ben compreso dell’evento. Giusta commozione davanti alla stele di Salvo D’Acquisto, in piazza della Repubblica col monumento allo Scugnizzo delle Quattro Giornate, alla Colonna Spezzata di piazza Vittoria e al Mausoleo di Posillipo. ”La libertà si conquista ogni giorno”, dice il Sindaco. ”Princìpi e valori vanno tutelati e consacrati con l’impegno consapevole delle persone”. La storia che si rievoca e rivive, è la strada per congiungere passato e futuro. Intanto questa mattina, per iniziativa del Sindacato dei Giornalisti campani, vengono commemorate in piazza della Borsa le “9 pietre di inciampo”: eloquente ricordo delle vittime della barbarie nazifascista. Come dire: dalla stagione delle infamie a quella del riscatto.
UN 25 APRILE PER L’UCRAINA
A Napoli e in Campania una delle più folte presenze di profughi e rifugiati della Nazione aggredita, dalla Russia di Putin, in dispregio di tutti i valori garantiti dal Diritto internazionale. Si è formata una comunità identitaria e coesa -sottolinea Manfredi- cui abbiamo dato, e continuiamo a dare, il supporto necessario. Alla presentazione del libro “Ucraina” di Umberto Ranieri, studioso di politica estera, unanime la condanna degli orrori commessi sul territorio invaso da soldati, miliziani e mercenari agli ordini del Cremlino. Tra la terza città d’Italia e Kiev si può formare adesso “un ponte culturale”, nel pensiero di Maurizio de Giovanni neo presidente del “Premio Napoli”, capace di conquistare la pace, ma ben sapendo che la maledetta guerra in atto non può concludersi consegnando allo spietato aggressore i territori illegalmente annessi.
ORA E SEMPRE RESISTENZA
Così, in un anniversario molto significativo e simbolico, si espresse nel 1952 Piero Calamandrei. Convinto che in questa espressione c’è tutto quello che può servire per “ritrovarci come individui e come nazione se lo vogliamo, se e quando decideremo di volerlo e di farlo”. Nel giorno in cui celebriamo il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, potremmo dire “Ora e sempre Liberazione”. Forse anche un modo per non doverci mai dividere tra partigiani e patrioti.