La crisi della natalità ? le voci, invece, sono discordi se non spesso imbarazzate. In sostanza, chi parla a favore delle nascite deve subire il sospetto di essere considerato un fascista o come minimo un super cattolico conservatore. Anche se gli economisti, forti dei numeri che li fanno sentire invulnerabili alle dispute ideologiche, lo ripetono ormai ovunque: con le culle vuote non può esserci ripresa economica. E’ evidente però che è molto difficile cambiare una tendenza così radicata nell’ultimo mezzo secolo e così sostenuta dai media come via maestra per la felicità quale è stata dipinta fino ad oggi quella dell’unico figlio desiderato e della libertà di non avere figli.
I figli infatti sono ostacolo ai consumi personali, ai viaggi, alle serate in ristorante e discoteca; per le donne rappresentano sicuramente un ostacolo alla carriera, alla libertà sessuale. Dovremo di nuovo rinunciare a queste delizie per fare bambini, magari come si diceva un tempo “per la patria”? Mi sembra molto ma molto difficile che ciò accada, anche perché, come ho già detto, veniamo da un lungo periodo di propaganda molto convincente per la diminuzione delle nascite, condotta con un’ampia varietà di mezzi e con motivazioni all’apparenza molto nobili. Ne sono stati l’avanguardia proprio i paesi industrializzati riunitisi nel 1968 nel club di Roma dove – ce lo ricordiamo? – sotto
l’influenza del libro di Paul Erlich The Population Bomb, la crescita demografica veniva dipinta come un cancro che non solo avrebbe ridotto in povertà i paesi ricchi, ma distrutto l’intero pianeta.
E se a ridurre le nascite i paesi industrializzati ci pensavano da soli grazie soprattutto alla diffusione della pillola anticoncezionale – della quale si sentiva dire solo bene per quelli del cosiddetto Terzo Mondo ci pensavano con energia le ong come la celebre IPPF, non di rado prevaricando anche la volontà di quelle donne restie a credere al paradiso in terra di una società senza figli. Adesso che siamo società di vecchi in evidente declino, adesso che perfino i paesi del Terzo mondo sono pieni di vecchi mentre anche lì diminuiscono a vista d’occhio i bambini, adesso invece cominciamo a lamentarci. E in tanti ci chiediamo: come si fa a far nascere più bambini? Ed è una domanda, che ci conduce ad una triste osservazione: è stato molto più facile far crollare le nascite per “salvare il pianeta” – come dicevano un tempo tanti artisti e tanta gente famosa senza figli e dunque con l’aria virtuosa – che adesso, invece, i figli convincere a farli. Certo sempre per salvare il pianeta naturalmente. Ma chi ci crede più a queste storie ormai? Insomma ci accorgiamo con sgomento che è più facile distruggere che creare, e soprattutto che a noi umani la prima cosa viene indubbiamente meglio. Soprattutto, adesso è molto difficile invertire il trend demografico dopo che si sono trasformate da cima a fondo le condizioni della biologia e della riproduzione culturale della nostra società.