Talvolta ciò può estremizzare alcuni comportamenti. Dall’ossessione maschile del sedurre alla conquista sensuale femminile, questi comportamenti possono diventare causa di enormi sofferenza.
È il caso delle sindromi del Don Giovanni e di Messalina.
Vediamo insieme cosa sono, perché un certo uso del web oggi può esasperarle e come possiamo affrontarle?
Spesso si tratta di stili relazionali che affondano le radici nell’infanzia, nella fase della costruzione del sé, nella ricerca della figura materna.
Non parliamo assolutamente di patologia più che altro patliamo di tipi di personalità, cioè di caratteristiche che individuano dei soggetti.
La patologia parte da un comportamento di cui, tra virgolette, si perde il controllo: diventa eccessivo, diventa ‘troppo’. Queste sindromi di Don Giovanni e Messalina sono dei comportamenti, delle caratteristiche o dei tipi di personalità che possiamo ritrovare normalmente nelle persone, magari con aspetti enormemente accentuati.
Per cui tutto parte da condotte ‘comuni’ che assumono tratti estremi.
Ci sono aspetti che, fanno parte dell’essere umano e non devono scandalizzare. Diventano pericolosi però quando viene meno il controllo, quando sono esasperati.
La patologia è l’espressione amplificata di una normalità. Se c’è una pulsione erotica iniziale che possiamo considerare normale, giusta e adeguata, il problema nasce quando questa diventa sproporzionata.
Vediamo nel dettaglio cosa sono la Sindrome del Don Giovanni e di Messalina.
Sono l’espressione dell’impellente necessità del maschio di sedurre, di conquistare, di avere rapporti sessuali, di ottenere una conquista di tipo erotico, è quasi un’ossessione nei confronti della donna. E prende corpo attraverso tutti i mezzi possibili, dalla menzogna al compiacimentoPerché si chiama così?
Perché si rifà all’aria ‘Madamin, il catalogo è questo’ del Don Giovanni di Mozart e il concetto è proprio quello del ‘catalogo’.
Esiste un pezzo di letteratura che parla anche di questa sindrome di Don Giovanni, come la ricerca della donna ideale: se volessimo strizzare l’occhio anche alla psicoanalisi, possiamo dire che c’è la ricerca della madre, di quella donna perfetta che possa capirmi, amarmi, perdonarmi, accogliermi e accettarmi in un senso edipico. C’è la ricerca di un’ideale perché il reale non ha quell’aspetto di perfezione e lo vado a ricercare.
È uguale nella donna e nella sindrome di Messalina: vado a ricercare sensualmente l’ideale, l’uomo che possa accogliermi e gestire il mio senso di fragilità. Queste ricerche compulsive avvengono perché mi manca qualcosa: vado in cerca di quel senso di forza, controllo, autostima, auto-efficacia che evidentemente la mia storia o la mia percezione della mia realtà non ha saputo darmi.
Come si possono affrontare?
Dobbiamo ragionare in generale, come per tutti i disturbi, su tre livelli:
1) il comportamento,
2) il pensiero,
3) le emozioni.
Allora dobbiamo partire dal farci delle domande: perché faccio queste cose? Perché vado alla ricerca compulsiva?
È perché sento che non riesco a comprendere la mia emotività, ma anche l’emotività dell’altro e ho un pensiero distorto che mi fa riflettere sul fatto che la conquista erotica degli altri possa portare un valore in me.
Dopo, occorre ragionare sul fatto che questo pensiero distorto, non adeguato alla realtà e non adattivo, va modificato con un altro tipo di pensiero: dov’è realmente il mio valore?
Evidentemente si deve e si può lavorare sul proprio senso di sé, sul valore di sé e sul significato di sé.
Possiamo ipotizzare che magari il mio valore può essere l’avere una relazione calda, profonda, empatica e di mutuo costante aiuto: vado verso l’altro per amarlo e ricevo amore dall’altro. Dunque amo e sono amato. Allora cercare di capire e cercare di creare questo nuovo pensiero, queste nuove emozioni: forse il vero valore è questo?
La soluzione parte da una comprensione nuova della realtà e del fatto che quei comportamenti che mettevo in atto precedentemente sono semplicemente un disco rotto che, molto banalmente, mi fa star male. Allora cambiare disco, cambiare proprio completamente paradigma e non limitarsi a dire ‘ho bisogno della conquista dell’altro per avere un valore’, ma ‘per me come persona io ho valore nella relazione empatica, calda d’amore con l’altra persona’. Tutto questo si può superare nel comprendere che esiste una realtà altra.
Se lo capisce, allora questo vuoto va riempito di un nuovo senso.
Quello che emerge in chi mette in atto tali dinamiche è un profondo stato d’insicurezza unito all’incapacità fare investimenti affettivi profondi e, quindi, di legarsi stabilmente.
Forse una terapia sessuologica potrebbe aiutare ad evolvere da questo stato di estremo bisogno di relazione che sfocia nel suo paradosso di rifiutare ogni vera relazione, limitandosi alla conquista per poi darsi alla fuga.
Tu comprendi la necessità di un cambiamento?
Rifletti!
Dott.ssa Filomena Avagliano-Sessuologa