Il corteo napoletano di ieru, mercoledì 2 agosto, contro il taglio del Reddito di Cittadinanza ha dato un segnale generale di ribellione. Lo ha dato in particolare al Sud, sistematicamente penalizzato dalle scelte del governo Meloni – dalla Autonomia regionale differenziata alla cancellazione del Reddito di Cittadinanza -, ma l’ha dato anche a milioni di persone che in tutta Italia vivono sotto o intorno alla soglia ufficiale di povertà.
In concreto, oggi diverse centinaia di persone hanno percorso le vie di Napoli, con varie tappe che hanno scandito la rabbia e la protesta – dalla Federazione provinciale del partito della Presidente del Consiglio alla sede provinciale dell’Inps, dal Comune alla Prefettura.
La richiesta è chiara: il Reddito di Cittadinanza va mantenuto, e anzi potenziato. E comunque l’erogazione dell’importo va continuata nei prossimi mesi per tutta l’attuale platea dei percettori.
Sono rivendicazioni chiare. Giuste.
E occorre continuare e ampliare la mobilitazione, che peraltro comincia già ad esserci anche in altre città, da Roma a Palermo.
Noi compagne e compagni di Rifondazione Comunista parteciperemo a tutte le iniziative di lotta e daremo il contributo di cui siamo capaci per organizzarle.
Ma sappiamo anche che, quando ci si ribella davvero a un’ingiustizia, occorre agire col massimo di efficacia. E ciò significa che bisogna capire anche le difficoltà del passaggio che stiamo vivendo.
Lo stesso corteo, molto positivo, di oggi ci consegna, ad esempio, almeno tre questioni che dobbiamo aver ben chiare nei prossimi giorni. In estrema sintesi:
1) Indubbiamente c’è rabbia, ma anche disponibilità ad andare oltre il lamento e la denucia della situazione drammatica (e obiettivamente insostenibile per centinaia di migliaia di famiglie), creata dallo sciagurato provvedinento del Governo Meloni; ma non c’è ancora la forza sufficiente per affrontare con la determinazione necessaria questo delicatissimo passaggio politico-sociale;
2) Per passare dalle mobilitazioni delle centinaia di persone alla mobilitazione delle migliaia, come pure dalla semplice pressione sotto le sedi istituzionali alla presenza attiva del movimento e della protesta nelle stanze di quelle stesse istituzioni, è necessario non solo intensificare la tessitura organizzativa tra i sempre più numerosi ex-percettori del reddito, ma anche coinvolgere coloro che un lavoro ce l’hanno. Non solo quelli che lavorano a nero, ma anche chi ha regolare contratto. La cancellazione del reddito di cittadinanza riguarda tutti, anche loro, poiché porterà con sé una generale diminuzione del valore del lavoro nelle stesse dinamiche della contrattazione coi datori di lavoro;
3) Non è ancora adeguata, nel corpo sociale, la percezione del carattere eminentemente storico della battaglia in difesa del reddito di cittadinanza. Essa, infatti, mette linearmente sul⁶ tavolo i temi epocali della povertà e della disuguaglianza.
Quando si toglie ai poveri finanche il minimo per la sopravvivenza e contemporaneamente si spendono miliardi in armamenti, si ripristinano i vitalizi agli ex parlamentari e si condonano le tasse non pagate ai ceti benestanti, ebbene, quando succede questo, è evidente che sono in gioco le basi stesse della convivenza civile.
Sindacati e forze politiche sono perciò ruvidamente chiamati, dalla forza stessa delle cose, a misurarsi con la portata storica della questione del reddito. Non la possono circoscrivere a problema settoriale e metterla dentro la miriade di questioni settoriali che ci sono.
Ai Sindacati va perciò chiesto a gran voce l’indizione dello sciopero generale a difesa del reddito di cittadinanza; e ai partiti che si proclamano fedeli allo spirito della Costituzione va chiesto di opporsi con ogni mezzo a questa che è una vera e propria manomissione pratica dei principi di uguaglianza e solidarietà che essa sancisce all’articolo 3.
Insomma, per dirla in breve:
1) OCCORRE ORGANIZZARE TERRITORIO PER TERRITORIO – SOPRATTUTTO NEL SUD, MA ANCHE NEL CENTRO E NORD ITALIA – TUTTI I PERCETTORI DI REDDITO;
2) OCCORRONO MOBILITAZIONI CHE FACCIANO SENTIRE IN MODO CHIARO ALLE ISTITUZIONI IL FIATO E L’AMPIEZZA DELLA PROTESTA;
3) OCCORRE PREMERE SU SINDACATI E PARTITI DI OPPOSIZIONE AFFINCHÉ LA LOTTA PER IL REDDITO DIVENTI QUESTIONE GENERALE, E CIOÈ UNA RIVENDICAZIONE DI CIVILTÀ CHE RIGUARDA TUTTE E TUTTI.
Partito della Rifondazione Comunista
– Segreteria Regionale della Campania –