Ci si può sentire sfrattati dalla casa dove si è nati e vissuti solo perché subentrano persone estranee alla propria famiglia?
Ci si può sentire ospiti indesiderati solo perché la vita ti ha tolto un padre prematuramente e tua madre si è messa con un altro?
Ci si può sentire estranei sul proprio divano, nel proprio letto, nel proprio bagno solo perché tua madre ha deciso di fare contenti il nuovo compagno e la sua progenie?
La casa è ancora mia e l’ospite sei tu, non il mio fidanzato, i suoi figli e nipoti!
Non credevo possibile che mia madre si innamorasse tanto di un vecchio puzzolente, avaro e approfittatore e che lo avrebbe anteposto a sua figlia e ai suoi nipoti.
Vuoi per la sua paura della solitudine, vuoi per motivi pratici o sentimentali mi son sentita dire che ad andarmene dalla casa costruita dai miei nonni paterni devo essere io, che lei non è più mia madre, che lei decide chi può sostare e gozzovigliare nel paterno ostello.
Devo sentirmi dire che finché è in vita è lei che detta le regole e che ormai papà è morto: questo è sufficiente per prediligere degli estranei alla sua famiglia?
Io sono l’elemento di disturbo, quella che è venuta a rompere le uova nel paniere, che ha rovinato la loro pace, stavano tutti bene prima che arrivassi.
È così, dunque, che vanno le cose quando ti muore un genitore e l’altro si mette con uno che ne prende il posto? È così cattiva l’umanità da disconoscere persino il proprio essere madre?
Si arriva ad augurarsi la morte a vicenda, a non riconoscere più la propria madre, quando lei ti tratta come fastidioso ostacolo alla sua nuova idilliaca vita. Che tristezza!
Gli altri figli sono buoni solo a giudicare e a chiamarmi pazza dalle loro abitazioni, dalle case al mare e al lago, dalle loro dorate prigioni: se esiste una giustizia divina dovrete provare il doppio delle mie sofferenze e del mio disagio.
Mia madre che mi dice che gliela pagherò, che ho finito di essere sua figlia, che stavolta non mi perdona, che non devo scrivere la verità. Ma io non temo di dirla questa verità che per lei è scomoda, non temo di essere la persona sincera e non approfittatrice che sono sempre stata.
Lei si tenga la gente estranea che ormai ha messo al primo posto nella sua esistenza, tanto papà è morto davvero e non tornerà, ma mi tenga lontana da queste persone false, egoiste, calcolatrici, arrampicatrici sociali che non ho scelto io; se ha deciso che loro vengono prima di tutto per me va bene, lo accetto, si diventa anche ingiusti e cattivi con il frequentare le mele marce e su questo non ci piove.
Ma non mi tenga vicino a loro perché io non voglio marcire, mi allontani almeno dalla loro putrida conoscenza perché non diventi pettegola, malvagia, invidiosa, approfittatrice dei buoni e di quelli che hanno meno, bugiarda, superficiale, persone a cui sembra che tutto le sia dovuto.
Neppure di fronte alla maternità, all’allattamento, alla malattia di un figlio la vostra cattiveria si è affievolita: può una madre diventare così disamorata solo perché ha conosciuto un altro?
Le altre amiche che hanno perso uno dei due genitori non possono capire perché quello sopravvissuto non ha iniziato una nuova storia, comunque non alla luce del giorno. Io non giudico mia madre perché si è rifatta una vita, ma almeno non mi costringesse ad accettare la presenza del suo compagno e dei suoi parenti! Cosa dovrei fare? Cedere il posto a tavola ad uno di loro? Far parcheggiare le loro auto nel mio giardino pure se mi arrecano fastidio? Permettergli di sostare ore ed ore sul mio divano senza che io possa guardare la mia televisione? Offrirgli la pizza? L’ho fatto, Dio solo sa quante volte, ma non sono disposta a farlo sempre, anzi a dirla tutta, sono stufa di venir sfruttata da gente che ha il doppio e il triplo delle mie possibilità ma zero riconoscenza.
Chiedo troppo evidentemente perché la casa di papà al momento non è del tutto mia: allora devo comprarla? Volete che vi dia la vostra parte per potermi sentire non un’ospite a casa mia? E sia! La faremo valutare e vi liquiderò, così non mi direte più che questa non è casa mia e che me ne devo andare. Questo lo dico a te, mamma, a te, sorella, allo zio, agli estranei che hanno osato rinfacciarmelo.
Mi fate schifo e sono sicura che i miei nonni paterni e mio padre, ovunque essi siano, non vorrebbero mai degli estranei al posto mio e dei miei figli.
Dio, se esiste, farà il resto!
Annalisa Capaldo