È rimasta l’estate a farci rallentare per un po’ la corsa vorticosa in cui siamo incernierati.
Quei giorni di ferie in cui è così strano poter bighellonare e riposarsi, e dopo un poco averlo a noia o sentirsi a disagio perché improduttivi rispetto agli standard cui siamo stati abituati.
E, invece, – lo scriveva Quintiliano a proposito dell’intervallo e del gioco da concedere agli alunni per farli tornare rinvigoriti all’impegno e al piacere dell’imparare – è indispensabile rigenerare le energie, ‘poiché non esiste nulla al mondo che possa sopportare una fatica continua, e anche le cose prive di sensibilità e anima, per preservare la loro forza, si rilassano per così dire in fasi di quiete’(“quia nulla res est quae perferre possit continuum laborem, atque ea quoque quae sensu et anima carent, ut servare vim suam possint, velut quiete alterna retenduntur”).
Rigenerare il corpo, temprarlo all’aria aperta, al mare, nei prati, respirare a pieni polmoni, fuori dalla cappa delle città, nutrire la mente di nuove letture, di curiosità, di viaggi ed emozioni inusitate, vivere una socialità spontanea e inclusiva, non incardinata in ruoli e funzioni, aiuta a recuperare dimensioni importanti del vivere, solitamente mortificate e invece essenziali alla salute fisica e mentale.
Senza tralasciare lo spirito, la meditazione, l’apertura alla trascendenza, la lode per la bellezza del cielo stellato, la gratitudine per la generosità della natura e la solidarietà per chi è toccato dal dolore, che, purtroppo, non va in ferie.