“Napoli è una città violentissima, bisogna cambiare le leggi. Chi l’ha ucciso non è un bambino, deve pagare”. Daniela ha aspettato invano che Giogiò tornasse a casa, ma non è successo: “L’ho visto: aveva il volto tumefatto, un proiettile nel petto”.
Poi è uscita, ha indossato la maglia del figlio, si è appuntata la spilletta che indossava sulla giacca quando andava a suonare, si è spruzzata il suo deodorante ed è andata in piazza Municipio, centralissima a Napoli, e ha pianto. Proprio lì dove ieri all’alba un ragazzino, un sedicenne, ha ammazzato suo figlio con tre colpi di pistola.
l primo cittadino, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio per “un barbaro omicidio che addolora me e la città” e sottolinea di comprendere “lo smarrimento della parte sana di Napoli”.
Daniela racconta di essere nel pieno di una tempesta: “sono paralizzata dal dolore, non ho mai smesso di piangere” e perchè tutto questo non sia vano chiede di essere ascoltata dalle istituzioni, bisogna cambiare le leggi, rendere effettive le pene. E’ necessario perchè “Napoli è diventata una città violentissima, un Far West. Tutto questo va fermato quanto prima. Il sedicenne che l’ha ucciso – grida – non è un bambino, è un uomo brutale, un demone che va a distruggere la vita degli altri ragazzi come mio figlio. Giogiò era pieno di talenti e valori culturali. Poteva solo aiutare Napoli a migliorare. Uccidendo lui è come se avessero sparato a Benedetto Croce prima di scrivere un saggio di filosofia, come se avessero buttato una bomba sul Colosseo, come se avessero sfregiato le Sette opere di Misericordia di Caravaggio e lo avessero ucciso”. Il mondo della musica e della cultura, e non solo, rende omaggio ininterrotto al talentuoso cornista: oggi gli amici sono sfilati in corteo per le strade di Napoli e domenica i violoncellisti del Conservatorio saranno in concerto ai Quartieri Spagnoli. Il Teatro San Carlo ha istituito una borsa di studio in suo nome e lo scrittore Maurizio De Giovanni chiede al ministro Sangiuliano che si eviti la chiusura dell’Orchestra Scarlatti nella quale il giovane suonava. La risposta arriva dopo poco: il governo è pronto a sostenere la Scarlatti junior.