Addio a Gianni Vattimo, padre del “pensiero debole”. Aveva 87 anni.
Il filosofo era ricoverato da settimane in gravi condizioni all’ospedale di Rivoli. Lo aveva fatto sapere Simone Caminada, 38 anni, compagno del filosofo, con un post su Facebook. Proprio su Caminada e sulla sua relazione con Vattimo negli ultimi anni si erano accentrate polemiche e iniziative giudiziarie. A febbraio scorso è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Torino a due anni di reclusione (pena sospesa) per circonvenzione di incapace: secondo i giudici Caminada avrebbe approfittato della fragilità del filosofo.
La statura del filosofo “debole”
Tra i più noti pensatori italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, tradotto in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Gianni Vattimo ha teorizzato l’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando così il maestro del cosiddetto “pensiero debole” a livello internazionale.
Nato a Torino il 4 gennaio 1936 – come Gianteresio detto Gianni – Vattimo fu allievo di Luigi Pareyson, assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all’Università di Torino. Oltre alla giovanile militanza nell’Azione Cattolica, Vattimo fu con Eco anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso in Rai per l’assunzione di nuovi funzionari. Abbandonarono l’azienda televisiva alla fine degli anni Cinquanta.
Vattimo si specializzò all’Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell’Università di Torino, prima come professore di estetica, poi dal 1982 come professore di filosofia teoretica. Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e lo stesso Gadamer, del quale ha curato l’edizione italiana di “Verità e metodo” (1972).
Vattimo ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. Fu direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani “La Stampa” e “La Repubblica” e per il settimanale “L’Espresso”. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.
Vattimo è stato non solo un pensatore speculativo ma anche un intellettuale di spicco nel mondo della sinistra italiana, dichiaratamente omosessuale e al tempo stesso rivendicando la sua fede cattolica, svolgendo attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra (dal 1999 al 2004), per i quali è stato parlamentare europeo, e infine nel Partito dei Comunisti Italiani. Dal 2009 al 2015 è stato parlamentare europeo dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
La complessità del suo pensiero pone Vattimo tra i principali filosofi postmoderni. Sulla base delle obiezioni nietzschiane e heideggeriane alla ‘metafisica della rappresentazione’ (corrispondenza del linguaggio all’essere) e in consonanza con l’ermeneutica gadameriana, Vattimo è arrivato a identificare essere e linguaggio, sottolineando il ruolo che l’interpretazione in base alle presupposizioni linguistiche e storico-culturali riveste in ogni ambito dell’esperienza umana. Gli esiti ermeneutici della filosofia contemporanea costituiscono per Vattimo il punto di partenza di una concezione storicizzata e “nichilistica” della realtà e dei valori, per la quale l’essere si dà soltanto come temporalità e come “trasmissione di messaggi linguistici” da un’epoca all’altra.
Prospettiva, questa, codificata con la proposta più famosa anche a livello divulgativo: quella di un “pensiero debole” caratterizzato dall’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica tradizionale e di ogni concezione filosofica o ideologica assoluta. Recentemente propose anche una visione “secolarizzata” della fede cristiana, basata sulla carità e solo così adeguata all’epoca contemporanea, caratterizzata dalla dissoluzione dei progetti metafisici.
Numerosi i libri di Vattimo, tra i quali figurano: “Essere, storia e linguaggio in Heidegger” (Edizioni di Filosofia, 1963); “Poesia e ontologia” (Mursia, 1967); “Schleiermacher filosofo dell’interpretazione” (Mursia, 1968); “Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione” (Bompiani, 1974); “Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger” (Garzanti, 1980); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli, 1981); “Il pensiero debole (raccolta di saggi curata in collaborazione con Pier Aldo Rovatti, Feltrinelli, 1983); “La fine della modernità.
Nichilismo ed ermeneutica nella cultura post-moderna” (1989); “Etica dell’interpretazione” (Rosenberg & Sellier, 1989); “Oltre l’interpretazione” (Laterza, 1994); “Credere di credere” (Garzanti, 1996); “Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000″ (Garzanti, 2001); “Tecnica ed esistenza. Una mappa filosofica del Novecento” (Bruno Mondadori, 2002); “Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, 2002); “Della realtà” (Garzanti, 2012). Di recente sono apparsi i volumi “Essere e dintorni” (La Nave di Teseo, 2018) e “Scritti filosofici e politici” (La Nave di Teseo, 2021).
Il filosofo giocò anche un ruolo pioneristico nella promozione dei diritti delle persone Lgbtq+, definendosi ”omosessuale e cristiano“. Questa vocazione speciale ha contribuito all’elaborazione del pensiero debole, la corrente filosofica che lo ha reso celebre, ma soprattutto alla sua notorietà presso il grande pubblico.
Antoniozzi: “Grande filosofo”. Fassino: “Amico di stagioni comuni”
Numerosi i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Vattimo.
“Gianni Vattimo ha rappresentato un punto di riferimento della filosofia contemporanea e dell’impegno politico per la libertà. Lascia un grande vuoto in tutti noi e nella sua Torino cui tanto era legato”. Così su Twitter il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
“Addio a Gianni Vattimo, il più riconosciuto filosofo del pensiero debole e della postmodernità. Uomo controcorrente a una ricca produzione intellettuale ha unito impegno politico nella sinistra e in ogni battaglia di libertà. Dolore e nostalgia per un amico di molte stagioni comuni”. Lo scrive su Twitter Piero Fassino, deputato del Partito democratico.
“Gianni Vattimo ci lascia e con la sua morte perdiamo uno dei più grandi filosofi del mondo”, è il saluto di Alfredo Antoniozzi, Fdi. “Era un filosofo immenso e un uomo di profonda onestà intellettuale – conclude Antoniozzi – che probabilmente avrebbe meritato maggiore rispetto negli ultimi mesi della sua vita”.
“Con Gianni Vattimo siamo stati legati tutta la vita. Eravamo amici, Gianni, Umberto Eco e io. Vattimo esprimeva da filosofo la complessità del suo pensiero con parole e frasi e con un modo di raccontare che aveva la semplicità di una fiaba, con un discorso semplice, chiarissimo. E ha fatto gloriosamente la sua carriera universitaria”. Così Furio Colombo, giornalista e scrittore di fama.
E infine, l’ultimo post del suo compagno Simone Caminada sui social: “Sul suo profilo ho scritto ciò che lui tempo fa mi chiese di scrivere nel caso estremo e in fondo è tutto dentro la sua grande autoironia. Grazie a tutti. Ciao prof”.
Questo il post:
“Ero debole
Gianni Vattimo
04-01-1936
19-09-2023”