Fosso Imperatore è una località della città di Nocera Inferiore che nei secoli passati era prevalentemente una zona agricola con diverse masserie. Con la costruzione della rete ferroviaria che attraversa la zona, e poi con la costruzione dell’uscita autostradale sulla tratta A30, nel 2000 divenne l’area industriale della città di Nocera Inferiore. Fosso Imperatore, dunque, è la pima area industriale comprensoriale attrezzata dell’Agro nocerino sarnese. Già, ma da dove si deduce il nome Fosso Imperatore? In molti, già nei secoli scorsi, hanno sostenuto che il nome fu attribuito a questa zona dopo la costruzione di un canale che doveva servire per trasportare materiali e vettovaglie nell’area di Real Valle, dove vi era un’abbazia per volere del re di Napoli Carlo I d’Angiò. Tuttavia non tutti gli studiosi sono d’accordo con questa versione. Infatti, secondo Michele De Santi, il nome Fosso Imperatore si può dedurre dalle concessioni fatte dall’imperatore Federico II di Svevia. Ecco, dunque, cosa afferma lo studioso nocerino nella sua attendibile dissertazione: “Secondo il Siani il fosso detto Imperatore di là da S. Mauro sarebbe stato escavato per comodo di Carlo I d’Angiò allo scopo di trasportare da Sarno a Scafati legnami e pietre necessarie alla costruzione della Badia di Real Valle, e sarebbe stato chiamato in quel modo per essere il maggiore fra quanti ne esistevano nei dintorni. Or che in quel luogo si contassero una volta molti fossi, fossati o fusari emerge da molti documenti, il più antico dei quali del 956 dell’E. v.; ma la opinione del Siani circa l’origine del nome Fosso Imperatore è insostenibile; giacché nell’esistenza di strade comode e ben guardate da Sarno e Scafati non era il caso di servirsi delle zattere, che mediante il fosso raggiungessero il corso del Sarno, né può presumersi che questo fosso permettesse tal sorta di traffico. E d’altronde a stento può credersi possibile che si fosse voluto con quella denominazione additare il più ampio fosso della contrada. Senonché il critico anonimo delle Memorie del Siani nel riprendere costui per cosiffatto errore, cade in alto equivoco punto lieve, affermando che il Fosso Imperatore denotasse le terre, che a tempo di re Roberto ancora possedevano sui confini di Sarno gli Imperatori di Costantinopoli, od in altri termini costituisse un ricordo del dominio imperiale greco. Meglio forse avrebbe fatto quest’amico della verità a dire che il Fosso rammentasse i larghi possedimenti in quel di Nocera del fratello del re anzindicato, Filippo principe di Taranto; il quale, dopo aver contratte nozze con Caterina figlia di Carlo de Valois, cui era pervenuta dal bisavo Balduino II la semplice dignità d’Imperatrice, intitolassi “Dei gratia Imperator Constantinopolitanus, Romaniae Despotus, Acayae et Tarenti Princeps”. E ciò tanto più, in quanto era noto che questo principe, dopo che Sarno nel 1271 era stata revocata al R. Demanio, dandosi un cambio equivalente al feudatario Galerano de Iuriaco, Maresciallo del Regno, fosse divenuto Signore di detta terra e di parte di Ottajano, avesse sulle entrate di tali terre e delle altre di Marigliano, Montella e Cassano costituito il dotario alla moglie per un valore d’once d’oro 1200 annue, e da Sarno (dove soleva intrattenersi) avesse a 18 giugno 1315 dettato il privilegio con cui concedeva la sua protezione al monastero di Monte Vergine, alle grance ed ai religiosi del medesimo. Né poteva ignorarsi che il suo palazzo in Napoli presso il Seggio di Montagna e la Chiesa di S. Angelo a Segno si fosse per lungo tempo appellato de Imperatore. Però i documenti da me consultati non consentono che si possa reputar derivato dal principe Filippo d’Angiò il nome Fosso Imperatore, dato poi anche alla contrada che lo circonda. E per fermo nel Regno di re Roberto del 1339-40, si riscontra un diploma in cui il nobile nocerino Giovanni de Pasca, familiare della Duchessa di Calabria, asserisce che il Fossatum de Imperatore, sito nel luogo detto Aquafrigida (l’acqua di S. Mauro) in pertin. Nuceriae si fosse espurgato dai rivieraschi; e questo documento, che mentre parla d’una usanza la quale richiede del tempo per costituirsi, non accenna al principe di Taranto, fratello del sovrano nel cui nome il diploma stesso si dettava, è un primo segno che l’Imperator si riferisse a personaggio più antico.
Ma v’ha di più: il suddetto Siani ricorda altro diploma di re Roberto del 1309, in cui questi, donando molti beni in quelle circostanze al monastero di Monte Vergine, spiega che confinassero con le terre imperiali. E si contiene nei Codici di S. Anna istrumento del 1392 per notar Matteo de Sperandeo, nel quale si menziona il locus, ubi dicitur ad paludem S. Mauri in pertinenza Castelli nucerini, confinante a settentrione cum Fossaro Imperatoris. Giacché, essendo egli il quartogenito di Carlo II, poté nascere verso il 1280, e non prima. Io suppongo invece che i nomi di terre imperiali e di Fossato o Fossaro dell’Imperatore rammentino le concessioni di terreni demaniali e di acque, fatte dall’Imperatore Federico II in quei dintorni”. Per approfondire v., Michel De Santi, Memorie delle famiglie nocerine, Stab. Tip. Lanciano e D’Ordia, Napoli 1893. Ristampa anastatica dell’edizione di Napoli, 1887-1893 per conto della Libreria Antiquaria Editrice, W. Casari – Testaferrata, Salerno, volume I, pp. 43-46.