Un protocollo per la tutela, la salvaguardia e il ripristino del patrimonio ambientale, mediante la riduzione degli impatti di natura antropica sull’ecosistema e la rinaturalizzazione dell’ambiente fluviale, con particolare riferimento al bacino idrografico del fiume Sarno. È quello firmato oggi dall’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale e dalla Procura di Torre Annunziata. A sottoscrivere l’atto sono stati il segretario dell’autorità di bacino, la geologa Vera Corbelli, e il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso.
L’obiettivo è “attuare forme di collaborazione sinergica fra le due istituzioni – spiegano dalla Procura oplontina – allo scopo di integrare ed utilizzare il sistema delle rispettive conoscenze e competenze nello sviluppo di percorsi di comune interesse nel circondario di competenza, nonché a mettere a disposizione della Procura l’expeffise dell’autorità di bacino distrettuale per l’analisi e l’interpretazione di dati già in possesso e che verranno acquisiti, volti a valutare ed approfondire situazioni di criticità e di rischio ambientale penalmente rilevanti”. Con il protocollo, entrambe le istituzioni assumono “l’impegno di fornirsi reciproca collaborazione per la pianificazione ed il coordinamento di attività congiunte finalizzate a contrastare situazioni di criticità e di rischio ambientale nonché ad accertare e reprimere i reati ambientali”. Stando ai dati in possesso della Procura di Torre Annunziata, grazie alla collaborazione con i carabinieri del comando tutela ambientale di Napoli, sono finora stati effettuati 292 controlli (dei quali 156 con esito di non conformità),con l’adozione di 45 provvedimenti di sequestro, totale o parziale, di aziende o impianti produttivi, con 29 sanzioni amministrative elevate, che hanno portato alla denuncia in stato di libertà di 170 persone e all’arresto di due soggetti per reati in materia ambientale.
“Ogni percorso relativo al governo del territorio – afferma Vera Corbelli – richiede un approccio integrato di conoscenze, competenze, istituzioni ed enti, attraverso metodologie condivise innovative-strategiche atte a garantire sicurezza sociale, sostenibilità ambientale, sviluppo economico e sociale delle comunità locali equo, pacifico ed armonico”. “Grazie al protocollo – sottolinea invece Nunzio Fragliasso – la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, da tempo impegnata nelle attività dirette ad accertare e rimuovere la cause dell’inquinamento del fiume Samo, potrà giovarsi della autorevole e qualificata collaborazione tecnica dell’autorità di bacino dell’Appennino Meridionale, deputata istituzionalmente allo svolgimento delle attività connesse all’esercizio delle funzioni pubbliche per la tutela delle acque e dell’ambiente, la quale potrà fornire un ulteriore, significativo supporto tecnico-scientifico alle attività investigative condotte dai carabinieri della tutela ambientale”. “Quello di oggi – conclude il generale dei carabinieri Andrea Rispoli – è un significativo passo avanti che le nostre istituzioni fanno per la salvaguardia e il ripristino di un patrimonio naturale e ambientale che, come è accaduto anche in questo strategico bacino idrografico, la criminalità, l’incapacità e l’indifferenza tentano di sottrarre ad un utilizzo rispettoso dell’equilibrio ecosistemico e nel contempo funzionale allo sviluppo economico e sociale del territorio”.
Intanto, nelle ultime ore, due sequestri da segnalare. Sversavano veleni nel fiume Sarno. Con quest’accusa i carabinieri del Comando Gruppo Tutela Ambientale di Napoli hanno sequestrato questa mattina, su ordine della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, due aziende una di Sant’Antonio Abate e una di Poggiomarino. I legali rappresentanti delle due attività sono ritenuti responsabili dei reati di scarico abusivo di reflui industriali, gestione rifiuti non autorizzata e impedimento al controllo.
L’operazione di questa mattina, condotta con la collaborazione dell’Arpac e coordinate dalla Procura è il proseguo delle indagini che hanno portato al sequestro di una terza azienda di Striano, avvenuto lo scorso 27 ottobre e convalidato dal Gip.
Dalle indagini è emerso che le aziende “La Casereccia srl” di Sant’Antonio Abate e “Felice Conserve srl” di Poggiomarino sono responsabili di deposito incontrollato di rifiuti urbani indifferenziati e speciali, anche pericolosi su aree non pavimentate, le cui acque di dilavamento venivano sversate direttamente nella fogna pubblica e da qui nel fiume Sarno senza un preventivo processo di depurazione.