Una giovane , di povera famiglia, era andata sposa a un contadino, lavoratore a giornata.
Era un vedovo con tre figli piccoli , poteva ,però, contare sulla proprietà di un minuscolo appezzamento di terra, poco lontano dalla umile casa. Con un supplemento quotidiano di lavoro era possibile non soffrire la fame.
La madre della sposa si riteneva soddisfatta , perchè il vedovo aveva fatto notare che , seppure la giovane si sarebbe dovuta occupare della casa, dei figli “di primo letto”, del piccolo appezzamento di terra e del pollaio, non sarebbe mai andata a faticare nei campi altrui, contando sul pasto, da lei preparato, che ogni giorno, al suo ritorno dal lavoro, avrebbero consumato tutti insieme.
Nella famiglia d’origine della ragazza non accadeva tutti i giorni.
Dopo un mese dalle nozze, la ragazza, di nascosto andò a casa della madre, portando, come d’obbligo, un regalo , tre uova , che aveva nascosto al marito.
La madre la accolse sorridendo, ma subito notò il volto scuro della figlia.
“Bell’e mamma soja, cumm’ staje? Te veco “ombrata..”
La giovane si sedette e cominciò a raccontare :
“ Mamma’, mio marito non mi fa mangiare, io fatico tutt’a jurnata, ‘ a sera , a tavola, zittu zittu, mi minaccia che non devo prendere niente. Me fa sta rjuna e ‘mmorta e famme:. “
“ Nun ce crer’, è tanto bravo! Te porta pure alle feste di paese. Te vò bbene , si no te teneva a casa aff ‘a serva!”
“ Mammà, quando passamm’annanz e bancarelle rò torrone , sai che fa? Ad alta voce, mi dice “ Ntrite, cupete, castagne ne vuò?, poi a bassa voce “ NO e cammina!”Pure la sera fa la stessa cosa.
“ Figlia mia, stasera, lascia a porta nu poco aperta , veng’ a ffà a spia”
Al ritorno del marito , la tavola era pronta, i bambini seduti in attesa del pasto.
La giovane servì a tutti la zuppa di fagioli. Mentre stava per riempire il suo piatto, il maritole disse all’orecchio “ Nun stenne ‘a mano, che la taglio!”
La giovane, come sempre, non prese nulla per sé, mentre il marito, ad alta voce ripeteva “ Mangia,mangia, pecchè nun vuò mangià?”
La madre , il giorno dopo, tornò dalla figlia
“ Sì tu che nun vuò mangià, mariteto è tanto bravo!”
La ragazza rimase incinta, ma a tre mesi di gravidanza, ebbe un aborto, di lì a poco morì di stenti.
Questa storia mi veniva narrata per spiegare l’espressione “ Ntrite, cupete, castagne né vuò? No e cammina!” usata dalla mia prozia quando voleva sottolineare che le scelte delle donne di farsi del male, sono la conseguenza di una società patriarcale e malata.
Quando diciamo di no a noi stesse, chiediamoci se stiamo rifiutando una collana di nocciole .
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