Ragionare di pittura antica e di restauro direttamente sul campo. Il convegno Pareti Dipinte dallo scavo alla valorizzazione (durato dal 9 al 13 settembre tra Napoli ed Ercolano) ha avuto un momento clou nella visita alla casa del Bicentenario di Ercolano. In occasione del convegno, come esempio diretto di passaggio dalla teoria alla prassi, si è consentito l’accesso straordinario ai partecipanti alla casa, mentre veniva illustrato il restauro. Rimasta chiusa dal 1983, dopo il restauro delle strutture e uno più completo anche delle pitture nel tablino, é stata visitable per un giorno. Ma la grande notizia è che casa verrà riaperta al pubblico ufficialmente, forse proprio il 24 ottobre (la data non è ancora ufficiale ma sarebbe un simparico caso, visto attualmente la si considera come quella dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.).
La domus, scavata negli anni 1938-39 e chiamata del bicentenario perché erano passati 200 anni dai primi scavi a Ercolano, è diventata famosa anche per la ‘croce’ in impronta trovata da Maiuri e allestita in maniera scenografica, con tanto di inginocchiatoio, in una stanza del piano superiore a cui si accedeva dal peristilio.
Chiusa dal 1983, per la sua fragilità e vulnerabilità, ha avuto un sostegno concreto solo negli ultimi anni. Con orgoglio il Parco Archeologico di Ercolano ha presentato un restauro che, come afferma l’architetto Paola Pesaresi, “con i soldi normalmente necessari per un appartamento, si è riusciti a portare a casa il restauro un edificio storico”. Si parla di soli 700mila euro dal 2017, in un progetto sostenuto anche dal Getty Conservation Institute (GCI), dall’Herculaneum Conservation Project (HCP) (iniziativa del Packard Humanities Institute, fondazione filantropica operante in Italia attraverso l’Istituto Packard per i Beni Culturali).
Risultato? Il restauro non è ancora terminato. Soprattutto non è approfondito quello delle pareti dipinte, a parte il tablino curato dal Getty. Ma la struttura è stata protetta innanzitutto dall’acqua, è stato portato tutto l’edificio all’asciutto, restaurato il primo piano dove la parete a graticcio era a già a rischio ed è stata restaurata anche la copertura al peristilio, che era già caduta in antico al momento dell’eruzione. Un lavoro di grande precisione che consentirà la sua fruizione.
L’idea di Ercolano e dei suoi partners è di agire sul sito studiando dei metodi, dei criteri, delle regole esemplari e ripetibili. Il restauro diventa quindi un momento di ricerca di metodologie basate sulla situazione concreta dell’antica città, da riproporre per la cura programmata e ordinaria del sito.
Con il consolidamento, la limitazione di danni dovuti a umidità e temperatura si è riusciti a pulire le pareti del tablinum nonostante la difficoltà rappresentata da precedenti restauri. E così ritrovano vita le pareti con le storie di Dedalo e Pasifae, come di Marte e Venere tra rossi sgargianti, e il viraggio delle pareti in ocra verso il rosso, a causa delle alte temperatura, e il prezioso blu egizio usato negli scomparti divisori dei pannelli.
L’accesso al giardino non è stato consentito per questa anteprima dell’anteprima ma è attesissima la possibilità di vedere il primo piano con la discussa impronta cruciforme. Già la si potrà vedere dal peristilio ma l’idea è creare un modo per salire al primo piano, condizione possibile solo a Ercolano.
Tutto questo mentre avanza il progetto Domus che permetterà la riapertura di altri edifici dell’antica città ( terme suburbane, dell’atrio a mosaico, la casa a graticcio). L’idea paventata dal direttore del Parco Francesco Sirano, è che per l’accesso ad alcune case di particolare rilievo e delicatezza, per limitarne il danno antropico, si stabilità un numero preciso di accessi quotidiani. Coerentemente con l’idea di studiare con precisione e limitare l’effetto e il danno creato dalla presenza umana.
Tutto in fieri. Al momento si attende con ansia l’annuncio ufficiale della riapertura della casa del Bicentenario. E si ringrazia il convegno organizzato dall’AIPA, coordinato dalla professoressa Antonella Coralini.